Share |

Mettiamo un Draghi nel motore dell’Italia


07/02/2021

di Andrea di Furia

Senza Giorgia Meloni, unica voce fuori dal coro, il presidente del Consiglio dei ministri incaricato Mario Draghi ha incassato una standing ovation bipartisan in favore del possibile suo esecutivo nel primo giro di consultazioni.

In attesa del secondo giro, e di sapere se accetterà o meno l’incarico di formare il Governo, possiamo vedere nel suo mandato una riedizione del tentativo già fatto con Mario Monti dieci anni fa: che secondo alcuni ha salvato l’Italia, secondo altri le Banche con la sua geniale “tosatura” delle pensioni al netto dei circa 400.000 Esodati di cui dovrà rispondere, come ben sa, nel post-mortem.

In ogni caso abbiamo a che fare ancora una volta con l’illusoria sindrome dell’Uomo del destino, esaminata a fine 2017 in questa rubrica.

Come con Monti, anche con Draghi abbiamo figure istituzionali in ambito economico che giungono al vertice dell’apparato politico-statale sorretti dall’ingenua speranza di commentatori e masse che finalmente qualcuno faccia funzionare la Politica.

Se però consideriamo gli ultimi 70 anni italiani, abbiamo avuto numerosi Uomini del destino, tra politici e tecnici, che tuttavia non hanno mai centrato il bersaglio. E non possono centrarlo!

C’è un enorme ostacolo che si contrappone a qualsiasi serio intento politico (ma anche economico e culturale!): la struttura unidimensionale del sistema sociale. Paragoniamola ad una 500 che al massimo della velocità raggiunge i 167 km/ora: questa velocità è un limite “strutturale” del motore: neppure se ci mettete Hamilton arriva ai 168.

E tuttavia si ha la pretesa che mettere Mario Draghi al volante della 500 possa far correre l’Italia ai 250 km/ora necessari al buon funzionamento dello Stato. La solita illusione di chi non si accorge della debolezza del pensare concettuale astratto applicato al sociale, o di chi si fa prendere dalle proprie simpatie e antipatie.

Il continuo ricorso a messianici esponenti dell’Economia è indice, invece, di un cambiamento della struttura unidimensionale del sistema sociale italiano. Se prima era la Politica a guidare le danze nel cassonetto dell’indifferenziata sociale Stato, che accatastava disordinatamente in sé ogni “rifiuto” culturale, politico ed economico, adesso è l’Economia a guidare le danze nel cassonetto dell’indifferenziata Mercato.

Già nei primi 20 anni della Repubblica italiana, se si conosce la sua storia, sono presenti tutti i rifiuti sociali che rendono invivibile la realtà sociale attuale: corruzione e affarismo, mafie e politica, burocrazia e partitocrazia inefficienti ecc.

Solo che questi rifiuti sociali nella precedente Società liquida-politica venivano raccolti nel cassonetto dell’indifferenziata Stato, mentre oggi nella presente Società gassosa-economica l’aumentato cumulo degli stessi e di altri rifiuti sociali (precarietà, paure del futuro, disuguaglianze ecc.) emersi nell’ultimo mezzo secolo vengono raccolti nel cassonetto dell’indifferenziata Mercato.


Nel cassonetto Mercato è evidente come i protagonisti della vita economica internazionale divengano i protagonisti della vita politica nazionale. Così come nel cassonetto dell’indifferenziata Stato i protagonisti della vita politica erano anche i protagonisti della vita economica.

Per i Politici, i Tecnici sono solo concorrenti per il potere e la distribuzione delle risorse comuni, per tutti gli amministrati invece la situazione peggiora: non dobbiamo solo rispondere ad uno Stato degenerato e antisociale, dobbiamo rispondere anche ad un Mercato degenerato e antisociale: vigendo infatti la malsana struttura "unidimensionale" del sistema, rispetto allo Stato siamo solo sudditi, rispetto al Mercato siamo solo schiavi.

Il sistema sociale a traino esclusivo mercantile (e non più politico) comporta per tutti una serie di conseguenze "serie":

  1. Il tempo si velocizza: la Politica è lentissima a reagire, aumenta la sua inefficienza sociale; l’Economia mette il turbo ai rifiuti economici (subprime americani), politici (Troica/MES e debiti della Grecia) e culturali (terrorismo mediatico su Cov-Sars-2) e aumenta la sua inefficienza sociale
  2. Il Mercato è globale e lo Stato è nazionale: assurdo parlare di problemi italiani. I problemi italiani (debito pubblico) diventano problemi mondiali, i problemi mondiali (cambiamento climatico) diventano problemi italiani
  3. I debiti delle Persone e delle Imprese italiane diventano “materia prima” della speculazione internazionale
  4. Il lavoro umano nel cassonetto dell’indifferenziata Mercato è solo merce, non lo nobilita più
  5. Il Mercato rende l’uomo stesso merce tra le merci: che moltiplica nelle mille occupazioni precarie (jobs act); che trasforma in utile cavia per sperimentazioni planetarie (Sars-Cov-2); che utilizza per estrarre dati per predirne i comportamenti a fini commerciali e manipolativi (Google, Facebook)
  6. Il “peso” del Mercato schiaccia lo Stato: sopprime i diritti naturali e politici acquisiti

Con Mario Draghi al volante, è certo bello avere speranza (la Dea, non l'attuale Ministro della salute) che le cose funzionino meglio di quanto non facciano adesso. Tuttavia, queste speranze debbono essere fondate su di una realtà, altrimenti sono illusioni che porteranno ad ancor più tragiche delusioni: ovvero a situazioni ancora più antisociali delle attuali.

La realtà sociale odierna parla chiaro: è antisociale in tutte e tre le sue dimensioni. Letterariamente potremmo definirla con Fruttero e Lucentini (La prevalenza del cretino) in fase di degenerazione anticulturale; con George Orwell (La fattoria degli animali) in fase di degenerazione antipolitica; con Aldous Huxley (Il mondo nuovo) in fase di degenerazione antieconomica.

Questa eterogenesi dei fini sociali, questa triplice aberrazione dimensionale, avviene secondo la legge di gravità sociale (o dello slittamento laterale degenerativo) che spiega come mai ci si impegna per una cosa (nel cassonetto dell’indifferenziata Stato “il lavoro per tutti”; nel cassonetto dell’indifferenziata Mercato il “benessere per tutti”) e si ottiene il contrario (nello Stato “la precarietà per tutti”; nel Mercato “l’1% pigliatutto, il 99% con quasi solo le lacrime per piangere”).

Cosa bisognerebbe fare, invece che sperare nell’impossibile miracolo economico di Mario Draghi? Dalla raccolta indifferenziata del sociale tridimensionale (economico, politico e culturale) che da decenni, da secoli, ha fallito il suo tentativo perché tempi e uomini sono cambati. Ora, per esserne all'altezza, si dovrebbe passare alla sua "raccolta differenziata".

Dunque, la struttura "tridimensionale" del sistema sociale è oggi "la" soluzione: più utile all'Economia, più giusta per la Politica, più sana per la Cultura. Perché servono 3 modalità di guida dimensionali differenti (non una sola!) alla nostra ipotetica 500, ossia a un moderno sistema sociale davvero degno di questo nome:

la dimensione culturale richiede una velocità "a passo d'uomo", circa 10 km/ora, se non vuole diventare antisociale e distruttiva dell'autocosciente evoluzione di ogni singola Persona;
la dimensione politica richiede una velocità di crociera "da abitato cittadino", nel limite dei 50 km/ora, se non vuole diventare antisociale e distruttiva della coesione nella Comunità nazionale;
la dimensione economica richiede una velocità "a misura di territorio planetario", ma anch'essa nel limite dei 130 km/ora per restare nell'esempio automobilistico, se non vuole diventare antisociale e distruttiva sul Territorio-ambiente.

Differenziare i rifiuti sociali nei 3 cassonetti dedicati: la Scuola per quelli culturali, lo Stato per quelli politici, il Mercato per quelli economici permette a tutte e tre le dimensioni di poter “riciclare e smaltire i propri”, e così di poter respirare, crescere e funzionare a vantaggio di tutti noi e delle Generazioni future.

La struttura "tridimensionale" del sistema sociale - la Società calorica equilibrata e sana che pratica di default la raccolta differenziata del sociale economico, politico e culturale - permette tutte e tre le velocità sociali richieste da un moderno sistema sociale equilibrato e sano! E non una sola velocità per tutte e tre, come è d'obbligo nel malsano sistema sociale a struttura unidimensionale (liquida-politica o gassosa-economica che sia) in cui viviamo oggi.

Velocità che ci viene imposta dai gruppi dominanti la dimensine sociale che di volta in volta (e sono tempi lunghissimi rispetto alla singola vita umana: come insegna la storia dell'ultimo millennio in Europa) prevale unilateralmente sulle altre due, che assoggetta ai propri fini.

L’attuale struttura "unidimensionale" che privilegia una sola delle 3 dimensioni sociali sulle altre due - ossia una sola velocità sociale sulle altre due - è un modello di sistema sociale obsoleto: non più all'altezza dei tempi, e per di più degenerato per la legge di Gravità sociale di cui sopra.

E contro questa struttura antisociale del sistema - è indifferente che lo sia per prevalenza dello Stato o del Mercato - il grintoso Draghi al volante del Governo italiano è destinato ad essere investito dalla frana dei rifiuti sociali disordinatamente accumulati a lato della storica strada della politica italiana: da tutti i suoi predecessori.

Causa la debolezza del pensiero sociale attuale - che persegue ancora, tra gli illusori salvifici scenari ombrello, il ricorrente sterile messianismo dell'Uomo del destino (tutti rammenteranno, ad esempio, il flop di Silvio Berlusconi) - stiamo peggiorando e non risanando la sorte sociale nostra e delle Generazioni future.

Un’altra occasione persa per la cecità “strutturale” sociale, che ha la sua principale ragion d'essere in una Scuola ridotta a essere lo zerbino su cui ieri si puliva i piedi sporchi "l'etico" Stato, e oggi il "salvifico" Mercato.

(riproduzione riservata)