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Morto un Governo, se ne fa un altro

Cosa dovrebbe insegnare il fallimento del contratto giallo-verde


26/08/2019

di Andrea di Furia

Possibile non ci si renda conto che il nostro pensiero sociale è malato? Nessuno si domanda mai: “Con che tipo di pensiero affrontiamo quotidianamente il sistema sociale attuale? È adeguato al compito?”. Se ci ponessimo una buona volta il problema, osserveremmo che in realtà utilizziamo un pensiero illusorio e impotente. Da una parte perché non ha forze sufficienti rispetto al compito assunto e, dall’altra, perché è analitico e perciò incapace di una vera sintesi della realtà sociale.

Quindi utilizziamo quotidianamente un pensiero “separativo” il cui dna è, nell’essenza, antisociale. È possibile, con questo pensiero antisociale e separativo, mettere insieme/mettere in ordine un sistema sociale disordinato/frammentato qual è il nostro a livello locale, nazionale, internazionale e mondiale?

No. Perché pensiamo in modo antisociale e vogliamo realizzare un sistema sociale! Impensabile perciò avere un risultato positivo: è come pretendessimo di volare battendo le orecchie.

Già a prima vista il nostro sistema sociale attuale appare in disordine e caotico. Tutte le certezze conquistate dalle generazioni che ci hanno preceduto sono letteralmente evaporate in un nulla nostalgico, cui si aggrappano con tenacia i vari Commentatori, Politici, Economisti e Professori.

Se prima si vedeva un maggiore ordine e una migliore chiarezza, ora si vede un maggior disordine e una peggiore confusione. Stretto tra ordine e disordine, tra armonia e chaos, il sistema sociale dovrebbe ricevere un miglior equilibrio da un effettivo pensiero sociale cosciente all’altezza del compito. Ma è “sociale” il pensiero impotente e separativo? il pensiero scientifico concettuale e astratto con cui pensiamo la realtà sociale?

Questa è la domanda delle 100 pistole, domanda che avrebbero dovuto da tempo farsi almeno tutti i Sociologi, ma che non sono stati in grado di farsela né se la fanno adesso. Eppure tra colleghi si lamentano che il pensiero che usano per affrontare il sociale non è in grado di incidere sulla realtà. Senza avvedersi che utilizzano un pensiero - quello scientifico concettuale astratto, valido per lo studio della Natura – che solo apparentemente è capace di sintesi sociale, ma in realtà resta comunque analitico e separativo.

Prendiamo per esempio l’ultima storica sintesi strutturale del sistema sociale: il Mercato globale. In realtà è una separazione, perché con il Mercato globale è vero che si è fatta la sintesi di tutto ciò che appartiene alla dimensione economica, ma è anche vero che con ciò si sono prese le distanze – ovvero ci si è unilateralmente separati – dallo Stato e dalla Scuola. Visti come concorrenti sleali per il potere e mai come partner sinergici per una più evoluta, tridimensionale ed equilibrata configurazione strutturale del sistema sociale complessivo.


Coloro che puntano sulla pseudo-sintesi sociale "Mercato" giudicano che Stato e Scuola hanno fallito, ma che se adesso si subordinano al Mercato potranno finalmente riuscire ciascuno nel loro compito. Questo tipo di pensiero unilaterale e squilibrato – pensiero antisociale che subordina due delle tre dimensioni sociali ad una di esse, l’Economia, e che scientificamente filtra tutto il sociale tridimensionale (politico, economico, culturale) in funzione del concetto di Mercato globale – è violentemente antisociale!

E i risultati di questa violenta subordinazione (dello Stato e della Scuola al Mercato) - che con particolare forza persuasiva si sta diffondendo dalla metà del secolo scorso - vediamo che quotidianamente peggiorano la qualità della vita delle Persone, delle Comunità e dei Territori su tutto il Pianeta.

Peccato che persino gli avversari di questa unilateralità socialmente degenere… contropagaiano sulla stessa antisociale barca-pensiero. Chi ad esempio sponsorizza la sintesi apparente “Stato”, riassumendo in esso tutto ciò che è relativo alla dimensione politica, utilizza lo stesso pensiero antisociale e richiede a sua volta la subordinazione allo Stato di Scuola e Mercato. Con i risultati disastrosi che da 2 secoli a questa parte osserviamo e subiamo.

Cambia solo il colore dell’antisocialità nel pensiero dei nostri Professori, Politici, Economisti e Commentatori. Un po’ come quando si cambia la tinta dei capelli, e magari li si accorcia un poco. Ora questa criticità è inosservata perché il pensiero scientifico è troppo debole rispetto al compito che si è assunto: pensiero sociale-bambino che vuole incoscientemente combattere contro la realtà-lottatore di Sumo!

Paradossalmente - e questo rende difficile accorgersene, vista la sconvolgente idolatria contemporanea per il pensiero scientifico concettuale astratto - è proprio la scientificità del pensiero con cui pensiamo il sistema sociale... la causa originaria di tutto ciò di cui poi ci lamentiamo con grande acutezza e inappuntabilità logica.

Pensiero scientifico, ad esempio, con cui M5Stelle e LEGA hanno redatto il loro illusorio contratto di Governo: accorgendosi troppo tardi dell’antisocialità litigiosa di cui esso era, ab origine, costante e separativa scaturigine. E che è lo stesso risultato inevitabile che attenderà qualsiasi prossima illusoria coalizione politica, grande o piccola che sia, di destra/sinistra/centro.

Coalizioni-bambine – esattamente come il pensiero antisociale che le pensa - che combattono impotenti contro la realtà sociale-lottatore di Sumo. Professori, Economisti, Politici e Commentatori non sanno di essere proprio loro – in quanto pensano il sistema sociale scientificamente, concettualmente, astrattamente – la causa originaria delle loro stesse illusioni preventive e delusioni successive. Ignorano di essere la causa originaria dell’antisocialità crescente del sistema attuale di cui poi sapranno trovare certosinamente e denunciare implacabili tutte le magagne.

D’altra parte, può un albero malato produrre frutti sani? Non può. Il pensiero scientifico applicato al sistema sociale è come la xylella che dissecca gli Olivi. Ed è il pensiero dei Trump, dei Putin, dei Di Maio e Salvini… e anche dei loro oppositori e alleati. Pensiero impotente, separativo, antisociale.

Einstein un giorno, retoricamente, si chiese: “Può lo stesso tipo di pensiero che ha causato il guasto essere usato per ripararlo?”. E si rispose: “No! Può solo aggravarlo”. La storia di tutti i giorni ne è la veridica dimostrazione.

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