Reddito di cittadinanza: verità e falsità nel sistema sociale moderno
La perniciosità della buona fede
12/03/2017
di Andrea di Furia
Prima di un accenno al tema del Reddito di cittadinanza premetto, a scanso di interpretazioni soggettive errate, che il pensiero sociale tridimensionale di cui trattiamo in questa rubrica non può essere né di destra, né di sinistra e né di centro. Oggi è importante capire che il giustificare tutto con il richiamo alla “buona fede” di colui che poi si scopre che ha sbagliato materialmente, peccato di teorica leggerezza, equivocato la realtà concreta dei fatti… è uno dei comportamenti più antisociali che oggi ci sia.
Rammentate la versione di sinistra della buona fede a fronte di catastrofi quali la repressione russa, coi carri armati, dell’insurrezione proletaria ungherese nel 4 novembre 1956? L’idea politica comunista è corretta si disse, a seconda del proprio punto di vista, ma sono i compagni – sia oppressi che oppressori in questo caso - che sbagliano nell’applicarla.
Se però sbagliano entrambi, oltre e prima dell’errore ideologico c’è anche l’errore logico. Errore di pensiero: Errore di pensiero sociale. Errore che è purtroppo uno dei malsani “prodotti” che in ogni campo ci regala il sistema sociale a 1 Dimensione dominante sulle altre due in cui attualmente viviamo: perché strutturato “a 1D”… e non “a 3D”.
Pensare sociale illogico, dunque, che richiede sempre come corollario il ricorso alla “buona fede”, la giustificazione assolutoria che deresponsabilizza totalmente colui che sbaglia. Ed è questo deresponsabilizzare che oggi incontriamo ovunque come nostro primo ostacolo sociale, causa l’uso secolare di questo atteggiamento errato di pensiero.
Lo vediamo equilibratamente se rammentiamo che, dal punto di vista sociale, il liberismo economico è l’altra faccia della medaglia (del comunismo politico). Quante volte si sono lamentati i grintosissimi economisti liberisti a fronte delle catastrofi da loro provocate e degli insuccessi che di continuo inanellano durate la loro fulminea carriera? L’idea economica è corretta, dicono, sono invece gli Stati e i Politici che sbagliano nell’applicarla. Se poi si arriva a dimostrare che hanno sbagliato loro… lo hanno fatto in buona fede.
Naturalmente questa verità disturba sia gli uni (centro-sinistre) che gli altri (centro-destre), ma anche quelli che illusoriamente ritengono essere già “oltre” le destre e le sinistre… non avvedendosi che ciò non può essere il risultato di una semplice dichiarazione d’intenti, di una propria rappresentazione soggettiva idealistica, della valutazione del proprio comportamento come più onesto degli altri e basta.
Serve anche un lato oggettivo della realtà: ossia la comprensione della sua attuale strutturazione malsana a 1D. Strutturazione sociale che è reale, concreta, oggettivissima. E che è totalmente indipendente dall’essere gli uomini moderni soggettivamente comunisti, liberisti o passati “oltre”.
Viceversa si cade nell’astrazione teorica: si cerca di enunciare idee innovative, si passa poi di applicarle alla realtà sociale ritenendole “in buona fede” corrette. Eppure, immancabilmente, quella logica dei fatti concreti così antipatica alle destre alle sinistre e agli “oltre” - quella realtà sociale dei fatti che è strutturata a 1D dominante sulle altre due - stravolge sempre qulunque novità o restaurazione fino a rovesciarla nel suo esatto contrario.
Trasformando ad esempio un preteso teorico bene di tutti (il diritto al lavoro, ex art. 1 della Costituzione in Italia) nel concreto male di tutti (precarietà, disoccupazione) subìto dalla maggioranza della collettività. E tutto questo perché non si tiene conto della strutturazione a 1D del sistema.
Sistema che è malato, ma che lo si assume come “buono” perché ci si è trovati a vivere in esso così come si è venuto formando negli ultimi 7 millenni, in particolare nei due secoli che ci separano dalla Rivoluzione francese. Ancora una volta si assume tutto ciò come buono, addirittura come il migliore possibile… illogicamente.
Se oggi si vuole fare qualcosa che funzioni nel sociale si deve predisporre anche la giusta strutturazione “a 3D” del sistema sottostante che la accolga positivamente. Altrimenti si subisce la perniciosità del sistema attuale se resta strutturato “a 1D”.
È quanto abbiamo voluto esprimere, assieme a Valerio Bianchi, in Un nuovo mondo a portata di mano. Dialoghi di risveglio sociale trattando il tema attualissimo del Reddito di Cittadinanza – in realtà versione "condizionata" del Reddito di base incondizionato – e presentandolo dal punto di vista tridimensionale sociale e chiarendo la confusione somma che si cela dietro questo accattivante slogan.
Con Valerio abbiamo voluto sottolineare come una qualsiasi iniziativa intelligente, moderna e adatta ai tempi malati in cui viviamo, può avere gli esiti positivi che si prefigge soltanto se prima si è cambiata la strutturazione del sistema sociale portandola a 3D autonome: dove il Mercato fa il Mercato (e non anche lo Stato e la Scuola); lo Stato fa lo Stato (e non anche il Mercato e la Scuola); e la Scuola fa la Scuola (e non anche il Mercato e lo Stato).
In un sistema sociale a 3D il Mercato, lo Stato e la Scuola divengono rispettivamente i diversi e specifici “contenitori strutturali esclusivi" delle iniziative dimensionali relative: economiche (Mercato), politiche (Stato), culturali (Scuola).
Altrimenti il potenziale buono che c’è nell’iniziativa si tramuta dopo poco in male sociale, se permane la strutturazione attuale a 1D dominante le altre due. Ad esempio quando il Mercato, sostituendosi allo Stato, fa tutto lui diventando il contenitore unico “indifferenziato” delle iniziative sociali nelle tre diverse dimensioni: economiche (Mercato), politiche (Mercato), culturali (Mercato). Ponendo al vertice i propri gruppi dominanti bancari
Una confusione in cui è difficilissimo districarsi, come vedremo analizzando un fenomeno emergente, assolutamente accattivante.
La dimostrazione che le cose stanno in concreto nel modo in cui le abbiamo espresse, ossia che occorre ristrutturare il sistema sociale prima di immettervi nuove risananti iniziative - pena il disastro antisociale - ce lo dà uno sguardo al sito Human economy: L’economia al servizio dell’uomo, della natura e del mondo.
Da qui riporteremo brevi frasi del Professor Franz Hörmann, professore straordinario presso l’istituto di Contabilità Aziendale dell’Università di Economia a Vienna, solo per dimostrare che una qualsiasi iniziativa lodevole – in questo caso far terminare l’avvitamento debitorio di privati, banche e Stati senza scossoni e l’attribuzione del Reddito di base incondizionato alle Persone – senza la contemporanea modifica della strutturazione del sistema sociale porta a conseguenze ancor più fortemente antisociali di quelle cui si vorrebbe porre rimedio.
Osserveremo inoltre che di fronte al pensiero tridimensionale sociale non serve proporsi in veste di agnello: la strutturazione del sistema (se inalterata a 1D) finisce sempre col rivelare il lupo sottostante, come vedremo, togliendo l’alibi della “buona fede”. E ci confermerà ancora una volta circa il suo esito unilaterale, sempre negativo per le Persone, le Comunità e i Territori.
Interessante quindi la lettura dell’intervento del professor Franz Hörmann nel workshop Elementi giuridici del sistema di creazione di mezzi monetari delle banche private. L’ Hörmann pensiero è straordinario anch’esso proprio per gli sviluppi che vedremo relativi al Reddito di base incondizionato e al lavoro umano.
Nell’incipit il professore ci tiene a definirsi uno scienziato puro: “Sì, un benvenuto anche da parte mia! Io sono uno scienziato e mi piacerebbe chiarire, sotto il punto di vista puramente scientifico, la seguente questione: Che cosa effettivamente perdono le banche nel caso di inadempimento di un debitore in favore del quale è stato erogato un credito? Mi preme sottolineare che mi sta molto a cuore evitare di cadere in ideologie politiche. Molte scuole economiche hanno una stretta relazione con ideologie politiche e, pertanto, è venuto meno il metodo di neutra osservazione e il rigore scientifico”.
Il Professor Hörmann risponde alla sua domanda affermando prima una verità che si comincia a riconoscere sempre più, adesso che esplodono le banche: “Questa è la sgradevole verità di tutte le crisi bancarie nel nostro sistema economico: le banche possono spendere e prestare denaro che non hanno” e tra di loro si indebitano contabilmente in progressione crescente.
Poi rileva che: “Fino a quando tra le banche sussiste la fiducia di potersi indebitare contabilmente per generare denaro, questo sistema economico funzionerà. Però il castello di carte crollerà quando tra le stesse banche verrà a mancare la reciproca fiducia di riuscire a creare nuovo denaro aumentando ulteriormente il proprio indebitamento. (…) Questa pratica di creazione monetaria attraverso la cessione creditizia è abusata in tutto il mondo”. È un abuso di cui siamo tutti vittime.
Infine specifica: “Ecco che ora comprendiamo la vera natura dell'indebitamento bancario: esso rappresenta il nostro patrimonio. (…) Ma se abbiamo compreso che il 95% del denaro è rappresentato soltanto da voci contabili nei computer delle banche, i problemi appaiono facilmente risolvibili. Aziende insolventi con buone prospettive per il futuro hanno la possibilità di far entrare i loro creditori nella posizione di azionisti. Il termine tecnico per questo metodo contabile è il cosiddetto "Debt Equity Swap".
A questo punto lo Stato potrebbe salvare le banche insolventi rendendosi compartecipe del loro capitale e, in tal maniera, questa manovra non gli costerebbe alcun "centesimo" d’imposte. Per questo non necessita alcun denaro, ma soltanto una nuova legge. E in una democrazia questo dovrebbe essere fattibile. (…) La democrazia inizia con un sistema monetario democratico”.
Bene, bravo, bis. Il discorso non fa una grinza e finalmente, soprattutto per chi ha una mentalità politica, il fatto che serva una legge per mettere al suo posto il sistema bancario arrembante e riaffermare la supremazia dello Stato sul Mercato è una cosa straordinariamente positiva. Ve l’avevamo preannunciato.
Dunque i debiti bancari sono patrimonio dei Cittadini, dice il professor Hörmann, e i Cittadini entrerebbero attraverso lo Stato nelle Banche come azionisti: biglietto da visita che ci stimola ad approfondire le idee del Professore viennese.
In un’altra intervista Franz Hörmann afferma che il sistema attuale di pagare vecchi debiti con nuovi debiti non fa che alzare il livello del debito: che diviene prima o poi impagabile. E afferma anche che: “(…) la gente dovrà comprendere che ciò che essa considera ancora come denaro, in realtà non è mai esistito. (…) il denaro che è stato creato con una registrazione contabile [oggi il 95% di quello esistente] non ha sostanza alcuna, quindi non può avere un valore intrinseco. (…) Esso è pura informazione. (…) È un numero e come tale non necessita di alcun mezzo”.
E all’intervistatore che gli chiede che cosa seguirà alla fine dei soldi, titolo questo di un suo libro, il professore risponde: “Se riuscirà ciò che la rete scientifica internazionale di cui faccio parte anch’io sta sviluppando in questo momento, sarà un’unità di conteggio elettronica legata al potere d’acquisto. Si pagherà unicamente per prestazioni e competenze umane. La gente riceverà un limite di credito sui conti individuali, che corrisponderà al cosiddetto Reddito di base incondizionato. Ciò garantirà la copertura dei beni essenziali e sarà il nostro potere d’acquisto. (…) Possiamo farlo correlando ogni individuo ad un conto individuale, usando per esempio il codice fiscale”.
Come, chiede l’intervistatore, possiamo prepararci al grande salto? Hörmann risponde: "Il primo passo sarà rendere la felicità individuale (che è solo una sensazione) indipendente dalla proprietà, e spostarsi in direzione dell’autodeterminazione della propria vita. …ovvero: siamo noi che scegliamo il centro delle nostre attività e capacità per noi stessi. Ecco la definizione della cosiddetta nuova felicità”.
E nel caso la moneta andasse al collasso, nel frattempo? Per Hörmann sarà sufficiente attivare il Ministero degli Affari sociali, trasferendogli il potere di creare la moneta e autorizzandolo ad aprire un conto per ogni persona.
Ciò sarà possibile, dice il professore, perché: “… il nuovo paradigma sociale non funzionerà più secondo le regole della partita doppia a somma zero. (…) Possiamo creare una società open source. (…) È l’economia del benessere comune.
In questa economia del benessere comune non esisterebbero più ricchi e poveri, dice Hörmann, ma esisterebbero solo: “… esseri umani in diverse fasi di sviluppo. I giovani che dovranno scoprire le loro abilità e il loro potenziale; persone già avviate in una certa direzione; altre che vogliono cambiare rotta e si sono fermate un anno alla ricerca di nuove priorità”.
E chi dovrebbe seguire l’andamento di queste persone e consigliarle per il meglio?
Qui casca l’asino della confusione monodimensionale perché Hörmann dice che: “E tutte queste fasi saranno seguite da una specie di “nuovi impiegati bancari”, una sorta di consulenti del lavoro che come supporto psicologico accompagnano le persone nel corso della vita lavorativa”.
Ohibò! Abbiamo capito bene la nascita di “nuovi impiegati bancari” per queste tipologie di interventi culturali, essenziali alla vita di tutti noi? Qui potete vedere in modo esplicito l’effetto deleterio unilateralizzante che sul pensiero sociale umano ha la malsana monodimensione strutturale del sistema, basata ormai quasi dappertutto sul Mercato.
Il Prof. Hörmann è un uomo del Mercato, per il quale lo Stato e la Scuola sono solo un utile veicolo per raggirare il Popolo impaurito dagli eventi. Parla di denaro democratico, di benessere sociale, di autodeterminazione, di open source, di reddito di base incondizionato ma poi inciampa in quello che è il risultato finale del Mercato come contenitore dominante “indifferenziato” delle iniziative culturali, economiche e politiche. Risultato che porta sempre e comunque al mondo bancario sopra ogni cosa.
Alla domanda su quale fosse l’obiettivo del gruppo di scienziati con cui sta collaborando, come risponde Herr Professor?
Così: “L’unico nostro obiettivo è che l’intero Popolo operi in sintonia, soprattutto le Banche nel nuovo ruolo di: 1. istruire i nuovi consulenti del lavoro di supporto; 2. operare come Banca del sapere, diffondendo in rete le informazioni utili a tutti; 3. premiare le persone con l’unità di conteggio virtuale.
Come volevasi dimostrare: Xe pèso el tacòn del buso. Senza modificare il sistema, senza portarlo da 1D malsana e squilibrata a 3D equilibrate e sane, perché autonome le une dalle altre, per ogni nuova iniziativa sociale potremo sempre verificare, sulla nostra pelle, l'effetto contrario antisociale.
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