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ʻPollocraziaʼ per elettori in demoscopica batteria

Un Popolo di cartone quello dei sondaggi: un pubblico finto che in realtà non esiste


07/01/2019

Titolo e sottotitolo mi sono stati is­­pirati da un interessantissimo intervento di Giovanni Sartori del 27 agosto 1994 in occasione del “Nobel Symposium on Democracy” presso l’Università di Uppsala, in Svezia. Il testo è interessantissimo per chi si occupa della Società umana nella sua tridimensionale concretezza "strutturale" ed è consapevole della sua attuale caoticità crescente.

Pubblicato sul Corriere della Sera di sabato 22 dicembre 2018 ha per titolo: Traditi dalla videocrazia: le tecnologie ­­­­alimentano il falso mito della partecipazione diretta e diversissimi sono gli spunti che può suggerire. Ne seguiremo alcuni.

La cosa che balza agli occhi è la grande capacità di Sartori nel sondare il singolo tema: esplorandone le varie sfaccettature e addirittura preconizzandone gli esiti infausti. Oggi per di più peggiorati dalla pervasività manipolativa indiscriminata dei social che nel 1994 neppure esistevano. Capacità che ritrovo e apprezzo in quasi tutti i commentatori che vanno per la maggiore e che contraddistingue lo studioso/osservatore moderno dei fenomeni sociali.

Quello che non trovo in nessuno di costoro però - e ciò purtroppo è assai grave - è la capacità di cogliere i fenomeni sociali nella loro connessione panoramica a 360°. Si guarda al “singolo grado” (in questo caso la Democrazia in rapporto alla Tecnologia) e non al panorama complessivo culturale, politico ed economico: i “360 gradi” della tridimensionale realtà sociale concreta.

Cosa ancora più tragica rispetto alle problematiche mondiali/internazionali/nazionali/locali moderne, è che - neppure dopo due secoli di esercizio anche sofisticato di questa capacità “puntuale” del pensiero sociale - non si è ancora compreso che questo modo di affrontare le singole problematiche non è mai in grado di fornire soluzioni… neppure ai “punti” che di volta in volta esso prende in esame. E questo sia dal punto di vista teorico sia da quello pratico! E la lettura di questo testo inevitabilmente lo conferma.

Le osservazioni di Sartori sono tutte condivisibili: non si vuole perciò osservare difetti o “non detti” che ovviamente non ci sono. Si vuole solo osservare che la qualità pur alta dello scritto di Sartori, deceduto nel 2017, ha sì fotografato in maniera straordinariamente felice la situazione attuale della Democrazia occidentale, ma tuttavia non offre nessuna soluzione a questo dato di fatto.

La cosa buffa è che Sartori stesso, che è ben consapevole della debolezza del pensiero sociale attuale, non si accorge di esserne lui stesso vittima. Vediamolo insieme.


Giovanni Sartori: «Ma cosa c’è di peculiare nella crisi che è arrivata dopo la vittoria della Democrazia sul Comunismo? La mia risposta parte da lontano: è infatti il «pensiero debole» la causa principale dei nostri problemi attuali. E dietro il pensiero debole [incapace di cogliere la realtà sociale] si trova spesso un “pensiero critico” [quello sopra caratterizzato come “puntuale”] che alla fine dei conti tanto critico non è. Peraltro la critica non può mai essere semplice negativismo. Il vero atteggiamento critico, oltre a non essere pregiudiziale, deve rimanere sempre aperto all’autocritica, a criticare per primo se stesso. In più, il pensiero critico si deve sempre confrontare con due interrogativi. Primo: qual è il mio fine? E secondo: quali sono le alternative? O meglio, mentre rifiuto qualcosa, ho qualcos’altro da controproporre? Sono domande che in pochi sollevano e alle quali nessuno risponde. Così finisce per prevalere un confutare vuoto: quello che mi diverto a chiamare “contrismo”. È la china á la Derrida che ha preso la nostra cultura, impegnata a decostruire tutto e a non costruire nulla. Il che può anche essere divertente, ma ci lascia esattamente al punto da cui siamo partiti».

Come vedrà chi legge il suo testo… neppure Sartori risponderà alla seconda domanda: “quali sono le alternative”? Né può rispondere perché per "contrappore qualcos'altro" al disordine che osserva gli manca, come a tutti in realtà, la visione “panoramica” del sociale: l’unica oggi capace di dare risposte concrete e percorribili. Punto di vista "strutturale" complessivo del sociale che ha proprie leggi e dinamiche inosservate dai più. Vediamone una, ad esempio, che ha carattere universale. 

Giovanni Sartori: «Però, per venire all’oggi, è la “forza della tecnologia”, l’era del video-potere, quello che più mi spaventa. E quando la fine della cultura dell’Illuminismo si allea con la fine dell’uomo di Gutenberg, allora la democrazia è veramente a rischio, nel senso che è messa in pericolo da livelli insostenibilmente bassi di competenza politica. Questo è un punto sul quale bisogna evitare fraintendimenti. Una democrazia senza nemici diventa una forma politica senza alternative legittime, senza rivali sul piano della legittimità. E a chi non ha nemici può capitare di diventare il peggior nemico di se stesso».

La frase che ci serve per cogliere la legge universale cui accennavo è questa:Una Democrazia senza nemici diventa una forma politica senza alternative legittime, senza rivali sul piano della legittimità. E a chi non ha nemici può capitare di diventare il peggior nemico di se stesso”.

Cosa significa, in particolare: “E a chi non ha nemici può capitare di diventare il peggior nemico di se stesso”? Significa che la Democrazia ha prevalso su di una precedente configurazione caotica e "disordinata" della Società fino a riportare in essa l’ordine smarrito. A ben guardare il precedente ordine politico finito nel caos era la Monarchia, che dominava ancora nell’Europa risorgimentale. Monarchia che a sua volta aveva riportato una vittoria sulla precedente configurazione caotica della Società medievale ecclesiale fino a riportare in essa l’ordine smarrito: il proprio.

Da ciò si evince la legge universale sociale che dai più è inosservata: ogni forma di “ordine” raggiunto dalla Società umana ha in sé i germi del “caos” succssivo che porteranno in essere una nuova forma di “ordine”. E così via indipendentemente dalla volontà di Conservatori (in realtà forze portatrici di un futuro caos) e Progressisti (in realtà forze portatrici di un ordine futuro).

 


Così come l’uomo non si può sfamare una volta per tutte per l’eternità, ma sempre la fame e la sua soddisfazione si alternano durante la sua intera vita, allo stesso modo non può esistere un ordine sociale eterno nella Società umana. Viceversa ordine e caos si susseguono reciprocamente più e più volte nella storia dell’Umanità per portarne avanti l’evoluzione sociale.

In concreto: con l'evo moderno [dal XV secolo in poi] la vita umana è entrata in una condizione tale che fa sempre sorgere l'elemento antisociale da ciò che viene strutturato socialmente. 

Il passaggio che deve essere colto, dopo queste considerazioni, è che l’ordine attualmente in decadenza non è tanto quello della “sostanza puntuale” democratica – in realtà già abbiamo visto che la Democrazia è già disordinatamente degenerata in Dittocrazia (dove prevale la dimensione culturale-personale su quella politica del Popolo) o in Democratura (dove prevale la dimensione economico-territoriale su quella politica del Popolo) – quanto piuttosto quello della “struttura panoramica” stessa del sistema sociale attuale.

Struttura panoramica del sistema che è monodimensionale, poiché una sola dimensione sociale prevale sulle altre due, e non tridimensionale come dovrebbe. Questo provoca un’unilateralità squilibrata per cui si attua ancora, a inizio terzo millennio (!), una malsana “raccolta indifferenziata” del sociale culturale-politico-economico: che sta accelerando il caos attuale anche grazie all'avvento di quella “tecnologia” incontrollata che faceva paura a Sartori già nel 1994.

Il nostro autore, però, si accorge e fotografa solo l’avvento della Dittocrazia e della Democratura [ossia l’assurdo della "Democrazia senza Popolo"!] quando afferma “A retorica ce la caviamo alla grande, ma nei fatti la sondocrazia e la videocrazia stanno generando una Democrazia senza Demos, senza un Popolo degno di questo nome”. Purtroppo non osserva che è la struttura monodimensionale squilibrata e unilaterale del sistema a favorire con questa assurdità il caos attuale: nel quale, è un fatto assodato, si verifica spessissimo proprio l'esatto contrario di quello di cui si chiacchiera.

Giovanni Sartori: «La democrazia partecipativa richiede che un numero crescente di persone prenda parte attivamente alla politica, e che questa partecipazione sia essa stessa un processo educativo: partecipando si impara. In questo modo si verrebbe a formare quel “demos forte” che abbiamo visto sopra. Ma nella variante della democrazia demoscopica il popolo si riduce a un campione rappresentativo di cittadini, a qualche migliaio di individui che con qualche monosillaba rispondono a una manciata di domande. È evidente che nella sondocrazia non si dà partecipazione e nessuno sviluppa un interesse per la politica. Così non facciamo altro che allevare, di fatto, un “demos debole” incoraggiato a nulla-sapere e a nulla-fare».

Dittocrazia e Democratura non hanno nessun bisogno di un Popolo forte e consapevole. Perché la malsana strutturazione monodimensionale del sistema sociale lo desidera, un Popolo forte, soltanto nella sua forma strutturale “liquida” (a prevalenza politica), ma non ne ha assolutamente bisogno nelle sue altre due forme strutturali “solida” (a prevalenza culturale) o “gassosa” (a prevalenza economica).

E poiché oggi prevale a livello mondiale la Società “gassosa” - che del Mercato globale ha fatto il contenitore unico per la raccolta indifferenziata del sociale complessivo (economico, politico e culturale) – il Popolo forte e consapevole è un fastidioso "concorrente sleale" che va opportunamente paralizzato anche grazie alla tecnoscienza e all'abuso dei social.

Giovanni Sartori: «In aggiunta ai sondaggi d’opinione che sondano le opinioni, abbiamo anche montagne di dati che confermano ciò che le persone non sanno e non capiscono sulle questioni per le quali gli viene chiesto di esprimere un parere. Quindi sappiamo bene, e senza ombra di dubbio, che lo stato dell’opinione pubblica è scadente e che si sta ulteriormente deteriorando man mano che si deteriora la qualità delle scuole e dei media. La conseguenza è che stiamo pericolosamente costruendo un sistema politico basato sul popolo attraverso un’espansione indotta del “demos” [il popolo virtuale dei social] che alla fine ci lascia soltanto con un popolo di cartone, un pubblico finto che nella realtà non esiste».

Una finta Democrazia demoscopica, dunque, della cui illusoria esistenza si chiacchiera a vanvera nei litigiosi interventi dei nostri parlamentari. E poiché sondare in inglese si traduce con “pol” possiamo tradurre la “sondocrazia” di Sartori con il termine “pollocrazia”: più adatto per noi demoscopici elettori visti - dovunque e comunque e da chiunque - come tanti galletti da spennare.

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