A Kiev giova?
28/03/2022
di Andrea di Furia
Interessante osservare i commenti sul conflitto in atto ai confini dell’Unione Europea. Ci si divide in curva nord e curva sud, come allo stadio: chi tifa Ucraina, chi tifa Russia. Tuttavia, come sempre, le cose non sono così chiare come sembra. In fondo, a chi giova questo antistorico conflitto tra fratelli?
Un primo elemento da considerare è la sua comunicazione: se è a senso unico, allora le ragioni addotte non sono mai quelle vere. Lo abbiamo visto con l’epidemia Cov-sars-2: la strombazzata salute degli Italiani era solo il classico fumo negli occhi degli ingenui, che poi via via si sta diradando e sta focalizzandosi sul reale obiettivo perseguito, mettere il guinzaglio del green pass agli Italiani che è, come minimo, anticostituzionale e totalitario.
Su Venerdì di Repubblica del 25 marzo, c’è chi nota con fastidio la ripetitività del format info-televisivo.
Filippo Ceccarelli: «Casting e storia, catastrofi e maschere, rapido e indispensabile avvicendamento nel gran teatro della chiacchiera televisiva: fuori i virologi, e dentro gli analisti geopolitici».
Anche la comunicazione sui tragici eventi di Kiev, Mariupol e dintorni soffre dello medesimo orientamento a senso unico monotematico, assolutista, semplificato e tendenzialmente ossessivo: perché ossessionare, non informare, è il suo scopo.
D’altra parte, qui non c’è da convincere fiduciosi cittadini a farsi iniettare sconosciute sostanze nel sangue, qui c’è da giustificare (sempre nei modi più fumosi possibili) l’entrata in guerra dell’Italia a fianco di uno dei due belligeranti… sempre ipocritamente dichiarando di volere il dialogo, di volere la pace.
Ora la tecnica per ipnotizzare le coscienze è sempre la stessa: serve impaurire il popolo e avere le mani governative libere. Necessita la dichiarazione di emergenza, che esàutora il Parlamento dall’essere parte attiva del processo decisionale. Le decisioni così sono prese a colpi di scoop televisivi e decreti del Governo, mentre il Parlamento deve solo avallare quello che già si è deciso e il cittadino impaurito nascondersi in casa.
Poi la comunicazione a senso unico individua il colpevole e da qui comincia l’aggressiva rumba dei ricatti verbali, delle persuasioni moralistiche perché si scelga da che parte stare: o con gli Ucraini o con i Russi.
Terze parti non ci devono essere (danno fastidio e chiariremo perché), cosicché avendo ad esempio dato per certa la patente dell’assalitore a Vladimir Puntin e quella della vittima a Volodimir Zelensky, anche chi ha una posizione di pacifista, come ha sottolineato con forza Federico Rampini nel suo ultimo lavoro, Suicidio occidentale, è un collaborazionista.
L’obiettivo reale della comunicazione a senso unico è afferrabile soltanto da chi non si lascia condizionare e, di solito, chi ha gli anticorpi del buon senso e del saper usare la propria testa riesce a sollevare lo sguardo da dove lo si vuole costringere a vedere.
E allora solleviamo il nostro sguardo: prendiamo la posizione di Kiev sull’atlante e allontaniamoci da terra. Lo sguardo si allarga all’intera Europa geografica. Solleviamoci ancora ed ecco apparire attorno all’Europa anche America, Asia, Africa e Australia.
Se adesso osserviamo i Paesi che stanno sanzionando la Russia, ci rendiamo conto di due cose: la prima è che le sanzioni riguardano solo una sparuta minoranza di Paesi rispetto ai circa 200 presenti sulla Terra; la seconda è la spaccatura che viene operata sulla geografia dell’Europa.
Il continente europeo, infatti, risulta diviso in due: da una parte l’Europa centroccidentale che sempre più diviene colonia del gigante americano. Ora non solo tramite l’adesione pedissequa all’alleanza militare NATO, ma anche con la dipendenza dal gas liquido americano, molto più costoso di quello russo, ottenuto col metodo distruttivo del fracking.
Dall’altra parte vediamo un’Europa orientale, che comprende anche la Russia, abbandonata ai margini per un uso strumentale bellico: per avere un nemico periferico da combattere. Perché questo accade?
Ovviamente, una persona normale non capisce l’utilità di avere un nemico da combattere, ma chi tira le fila della NATO non sono persone normali, sono guerrafondai per interesse geopolitico.
E la NATO ha una mission duplice: in apparenza si dichiara un’alleanza difensiva rispetto al defunto patto di Varsavia (defunto dopo il crollo dell’URSS e del muro di Berlino nel 1989), ma in realtà è un’alleanza offensiva rispetto all’obiettivo geopolitico della paventata unificazione politico-geografica dell’Europa.
Vale a dire, che la NATO non vuole si crei un’Entità federativa unitaria dal Portogallo alla Siberia: ed è disposta a tutto per ostacolare questa evenienza e ritardarla all'infinito.
La Russia del dopo Gorbaciov era diventata troppo amichevole nei confronti dell’Europa centroccidentale, che dagli USA è vista come una sua avanzata testa di ponte militare e una comoda colonia intoccabile.
Così che a parole il presidente George Herbert Walker Bush aveva dichiarato nel 1990 che la NATO non avrebbe toccato i Paesi ex-Russi, ma nei fatti li invece ha quasi tutti inglobati. E quando la Russia ingenuamente ha chiesto di entrare nella NATO la risposta è stata, ovviamente, picche!
Se infatti si ottenesse un’Unione Euro-russa al posto dell’attuale Euro-america cosa succederebbe? Una cosa antipatica, per chi tira le fila, perché invece di una dualità conflittuale mondiale (USA/CINA) e una dualità conflittuale europea (UE/RUSSIA) si avrebbe un equilibrio mondiale (USA/EURORUSSIA/CINA) che è di enorme ostacolo per le eventuali velleità imperialistiche di ciascuno dei tre blocchi.
E allora ecco che le varie dichiarazioni di volere il dialogo e la pace sono tutte chiacchiere per abbagliare i soliti ingenui che continuano a dormire il sogno sociale in un sistema parassitario che privilegia una delle tre dimensioni sulle altre due, mentre l’operatività di chi ci governa è orientata tutta al contrario: si forniscono armi, terroristi e mercenari.
In realtà, non si vuole la Pace che rovina il business delle armi e ostacola le velleità imperialistiche dei padroni della NATO, ma solo operazioni di paceekiping: l’ipocrita finzione per non dichiarare apertamente guerra. Ben venga dunque il conflitto Ucraina-Russia, ben venga una maggior dipendenza bellico-economica dell’Euro-america (l’attuale Unione Europea).
Ma non fingiamo che ciò è per aiutare gli Ucraini: ingenue vittime, assieme ai Russi e a noi Europei.
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