Share |

Dall’Apice alla Crisi: Come le Scelte dell’Europa Hanno Depotenziato l’Italia

Da quarta economia mondiale a nazione in affanno: analisi del declino e una visione per rilanciare l’economia italiana


13/01/2025

di Giovanni Sartori


Negli anni ’80, l’Italia era una delle economie più dinamiche del mondo, simbolo di creatività, innovazione e forza produttiva. Oggi, il paese si trova a lottare per mantenere il proprio ruolo nel panorama globale, schiacciato da politiche europee che hanno favorito stagnazione e declino. Tuttavia, c’è ancora spazio per un rilancio, se si adotta una visione strategica che metta al centro crescita, consumi e benessere sociale.
Una delle principali cause del declino italiano è stata l’introduzione della moneta unica, che ha privato il paese di strumenti fondamentali come la svalutazione competitiva, indispensabile per mantenere la competitività sui mercati internazionali. Con l’euro, l’Italia ha perso il controllo sulla propria politica monetaria, subendo aumenti dei costi di produzione e un rallentamento delle esportazioni. A peggiorare la situazione si sono aggiunte le rigide regole fiscali europee, come il vincolo del rapporto deficit/PIL al 3%, che hanno impedito investimenti strategici in infrastrutture, innovazione e sostegno al tessuto imprenditoriale.
A questo si aggiunge il peso delle politiche pseudo-ambientali adottate dall’Europa, che, invece di promuovere una vera transizione sostenibile, hanno creato crisi artificiali e penalizzato le economie locali. I costi energetici alle stelle, le normative asfissianti e i vincoli eccessivi hanno favorito le grandi multinazionali a discapito delle piccole e medie imprese, che rappresentano il cuore pulsante dell’economia italiana. Queste politiche, prive di una visione concreta di sviluppo, hanno solo indebolito il tessuto economico nazionale.
Ma c’è un ulteriore ostacolo interno che non può essere ignorato: la classe politica italiana. In particolare, il ruolo dei politici di sinistra, spesso accusati di essere meri esecutori delle direttive europee, ha aggravato il declino del paese. Governati da un’agenda che sembra avere come unico scopo il mantenimento del potere e delle proprie poltrone, molti esponenti politici hanno tradito gli interessi nazionali, preferendo assecondare un’Unione Europea sempre più distante dai bisogni dei cittadini italiani. Questi atteggiamenti non solo hanno frenato lo sviluppo del paese, ma hanno anche minato la fiducia dei cittadini nelle istituzioni democratiche.
Per invertire questa tendenza, è necessario un cambio radicale. L’Italia ha bisogno di una classe politica che metta al primo posto gli interessi nazionali, che lavori per il benessere dei cittadini e che sia capace di resistere alle pressioni di un’Europa che sembra spesso agire in favore di pochi potenti anziché dei popoli. Solo allontanando coloro che hanno dimostrato di essere più interessati a mantenere il loro potere personale che a servire il paese, si potrà creare una base solida per il rilancio.
Il piano per la rinascita dell’Italia deve partire da una serie di riforme strutturali. È indispensabile ridurre la pressione fiscale, aumentando il potere d’acquisto delle famiglie e stimolando i consumi interni. Parallelamente, bisogna favorire gli investimenti in infrastrutture, energia rinnovabile e innovazione tecnologica, per rendere l’economia italiana più competitiva e sostenibile. Una politica industriale che incentivi la reindustrializzazione e il ritorno della produzione in Italia è fondamentale per restituire centralità al Made in Italy.
Anche la questione demografica non può essere trascurata. Il crollo delle nascite sta aggravando il problema dell’invecchiamento della popolazione, con effetti negativi su sistemi pensionistici e sanitari. Politiche concrete di sostegno alle famiglie, incentivi fiscali e agevolazioni per i giovani possono invertire questa tendenza e ridare slancio alla società.
Un altro punto cruciale è la gestione del debito pubblico. Riportare la vendita dei titoli di Stato sotto il controllo della Banca d’Italia, invece di lasciarla alla BCE, rappresenterebbe una svolta importante per rilanciare l’economia. Questo consentirebbe al governo di finanziare investimenti strategici senza essere soggetto alle speculazioni dei mercati internazionali.
L’Italia ha tutte le risorse per tornare a essere una potenza economica, ma questo richiede una visione coraggiosa e la capacità di liberarsi dalle influenze negative, interne ed esterne, che ne hanno ostacolato lo sviluppo. Solo con un cambio di rotta deciso e il coraggio di riprendere in mano il proprio destino, l’Italia potrà costruire un futuro che metta davvero al centro i suoi cittadini, la sua economia e il suo ruolo nel mondo. Il governo sembra deciso a intraprendere questa strada dimostrando la volontà di mettere in campo azioni concrete per ridare slancio al Paese e valorizzare le sue straordinarie potenzialità.

(riproduzione riservata)