Il proiettore sociale è guasto ma tutti, in tutto, si occupano solo dello schermo!
L’impotenza di un pensiero sociale tutto astrazione illusoria e nessuna concretezza reale
10/09/2018
di Andrea di Furia
Mai come oggi il malcontento sociale ha prodotto la sua cultura e le sue riflessioni alla ricerca di una possibile soluzione culturale, politica o economica. L’impressione che se ne trae è però tragica. È come se guardando un film nella sala cinematografica a un tratto si fosse interrotta la proiezione e invece di andare in sala macchina per risistemare il guasto al proiettore tutti si dessero disordinatamente da fare per cercare di risolvere il problema accanendosi con mille soluzioni relative … allo schermo. “Va spostato a destra. No, a sinistra. No, né a destra, né a sinistra va spostato oltre. No. Più in alto. No, più in basso. No cambiamo il tessuto. No, cambiamo la cornice”.
Su ogni questione sociale (culturale, politica ed economica) ci si comporta esattamente in questo inconsulto modo, credendo di essere “pratici” o “seri”. Ci si interroga e si cercano soluzioni guardando solo allo schermo mentre guasto, in sala macchina, resta inosservato il proiettore sociale. Quel proiettore che nella realtà concreta è la strutturazione malata e unidimensionale del sistema sociale attuale, mentre lo schermo sono i mille problemi astratti che si affollano irrisolti e irrisolvibili causa il guasto inosservato.
Come avviene, ad esempio, con la questione Europa di cui tutti parlano “astrattamente” senza coglierne il guasto strutturale concreto. Questione che oggi è, giustamente, al centro di tutto per il suo fallimento epocale ma che è diventata lo schermo su cui si giocano mille tentativi di soluzioni possibili… tutte ignoranti il “proiettore” guasto, ossia il guasto del sistema sociale che dev’essere risanato prima di qualsiasi intervento sui problemi da esso causati, che ne sono il relativo riflesso sullo schermo!
A questo proposito passiamo in rassegna uno di questi casi, volenterosi quanto velleitari, approfittando dell’intervista sull’Espresso del 5 settembre a Massimo Cacciari che nell’Europa, anzi nella lista transnazionale Nuova Europa, vede la soluzione salvifica anti-sovranista e persino la possibile rinascita del suo PD.
Massimo Cacciari: «Quello che serve è una forza democratica europea di totale discontinuità con il passato. È questo la Nuova Europa: un progetto di governo nuovo, di rottura con la vecchia interpretazione dell’Europa e in contrasto con i sovranisti».
Domanda: a che serve una nuova forza democratica sullo schermo Europa, quando il guasto sta nel proiettore Europa? È evidente che nel pensiero sociale di Cacciari questa differenziazione basilare manca. Il problema è che non solo i filosofi come lui hanno perso la capacità di pensare concretamente il sociale... l’hanno persa anche politici ed economisti.
Ora il tema non è la capacita maggiore o minore di individuare e interpretare “lo schermo” dei problemi sociali perché questa è elevata e più che soddisfacente, come risulta da quest’altro frammento dell’intervista riferentesi all’appello che Cacciari ha lanciato al PD con altri intellettuali ideologicamente affini.
Massimo Cacciari: «Il nostro appello ["Ora il Pd si sciolga per far nascere la lista Nuova Europa"] non va alla ricerca di adesioni formali, è la richiesta di un’assunzione di responsabilità, di un’iniziativa concreta. In alcune università si stanno preparando momenti di dibattito, nel mondo cattolico si sono mosse le Acli, a livello europeo Etienne Balibar sta preparando qualcosa di analogo per la Francia. È un movimento che si attiva a partire da un’urgenza: vogliamo evitare che l’Europa muoia. L’Europa è demograficamente vecchia, ma è necessaria, se non vogliamo un destino popolato da miserabili staterelli sovrastati da quanto decideranno gli Imperi, il ripetersi dei conflitti del Novecento, il ritorno in farsa delle tragedie del vecchio secolo».
Anche quest’altro frammento addita una grande consapevolezza della storia europea che sarebbe assolutamente condivisibile e apprezzabile se non fosse sempre collocata, come vedremo, dal lato “riflesso” dello schermo sociale e non dal lato “riflettente” del proiettore sociale.
Massimo Cacciari: «L’Europa attuale è una costruzione a-storica, ignorante dello specifico di ogni tradizione, in preda da tempo a una deriva burocratica, centralista, anti-federalistica. La catastrofe finale è arrivata con la crisi economica, quando l’Europa si è mostrata incapace di difendere i suoi cittadini più deboli. (…) È indispensabile chiudere con il passato ed aprire nuove strade all’altezza della nuova situazione, con una netta ed evidente discontinuità: rovesciando l’ideologia della società liquida, ponendo al centro la necessità di una nuova strategia per l’Europa».
Persino nelle parole scelte ci si rivolge astrattamente allo schermo (ossia al riflesso dell’azione prodotta dal proiettore sociale) e non a ciò che lo determina in concreto (il proiettore guasto), come si vede dall’uso della frase “ideologia della Società liquida”.
Cos’è la Società liquida in quanto schermo? È una definizione geniale di Zygmunt Bauman che riassume in una parola la liquefazione di tutti i valori sociali: culturali, politici ed economici. È la Società dell’apparente benessere diffuso mediante tecnologie invasive e delle concrete disuguaglianze sociali in crescita esponenziale.
Cos’è invece la Società liquida in quanto proiettore? È l’espressione strutturale del guasto al sistema sociale attuale prodotto dal fatto che negli ultimi tre secoli il dominio del sociale complessivo è stato unilateralmente attribuito in esclusiva alla dimensione politica. Con la conseguenza, sempre strutturale (sempre riferita al proiettore, e non allo schermo) che lo Stato è diventato il raccoglitore unico per la raccolta indifferenziata di tutto ciò che è politico, economico e culturale.
Con l’ulteriore conseguenza che la dimensione culturale è stata compressa e soggiogata dalle ideologie politiche e che la dimensione economica è stata assoggettata a fini colonialistici. Questo però ci dice che parlare di Società liquida in senso strutturale oggi è sbagliato. Perché? Perché la dimensione dominante non è più quella politica, ma quella economica. Quindi è corretto strutturalmente, vale a dire dalla parte del proiettore sociale (e non dello schermo), parlare di Società gassosa.
La Società “gassosa” a traino economico è qualitativamente diversa da quella “liquida” a traino politico. Come conseguenza principale impone unilateralmente che il contenitore unico ed esclusivo per la raccolta indifferenziata di tutto ciò che è culturale, politico ed economico non sia più lo Stato, bensì il Mercato. Il Mercato globale.
Comporta pure che la logica dimensionale non è più quella della relazione politica, bensì quella dell’utilitarismo economico. Comporta automatismi stravolgenti e impensabili [ma solo per un pensiero che si occupa in realtà solo dello schermo sociale e non del proiettore sociale] come quello che anche il nostro filosofo osserva riferendosi alla stravolgente parabola autoimmune delle forze socialiste europee.
Massimo Cacciari: «Le forze socialiste sono crollate ovunque per la loro subalternità culturale a un modello in cui andava bene tutto: bene l’Europa, bene la moneta unica, bene l’allargamento. Bene, più di tutto, la globalizzazione. Questo spiega perché le forze tradizionali della sinistra europea siano smottate così rapidamente, uno sfaldamento così veloce. (…) se non ti adattavi, eri fuori dalla storia».
Ma questo spiega anche perché l’Europa di cui oggi godiamo è un’espressione pura – nella sua struttura, negli organismi e nelle relative prese di posizione e azioni - delle lobby economiche (Società gassosa) e non degli Stati nazionali politici o dei Popoli (Società liquida) come da più parti si invoca.
Per inciso va precisato che l’Europa degli Stati (federale o confederale che sia) è un’altra illusione “schermica” contemporanea che tragicamente contraddice se stessa, sempre se si dispone di pensiero sociale concreto e non astratto; mentre l’Europa dei Popoli non è certo quella antisociale promossa dalla sirena sovranista ora di moda ma quella cui, se si vuole evitare l’assurdo automatismo “gassoso” ora attivo dal lato strutturale (del proiettore), ci si può avvicinare in concreto solo riconoscendo l’Adriano Olivetti statista dell’Ordine politico delle Comunità.
Ora, invece di cogliere l’automatismo strutturale [causato dal proiettore sociale: ovvero dal sistema sociale guasto dal punto di vista strutturale operativo] conseguente al cambio di dimensione dominante poiché ora domina in senso esclusivo l’Economia - che già sta condizionando pesantemente gli Stati nazionali col debito pubblico in mano ai Privati azionisti delle banche centrali e la Scuola in ogni suo grado imponendo la tagliola della scarsità monetaria – si continua a cercare soluzioni “schermo” che non hanno la minima possibilità di operare sul sistema sociale guasto.
E il guasto è lasciare che “una dimensione sociale domini unilateralmente indisturbata le altre due. Con la conseguenza che ora il Mercato (e non più lo Stato) è il contenitore unico per la “raccolta indifferenziata del sociale”: ossia è il collettore del caos sociale montante, è la causa prima del vorticoso aumento delle diseguaglianza sociali ingiustificate!
E come conclude il nostro intellettuale che vede benissimo lo schermo riflesso, ma non il proiettore guasto riflettente? Così.
Massimo Cacciari: «L’identità è qualcosa che si cerca, non è data una volta per tutte. L’identità europea è una ricerca, è qualcosa che si fa nella storia. È stato un errore pensare il contrario: un’Europa senza identità e senza simboli o con un’identità da trovare esclusivamente nel passato. La radice dell’identità non va cercata nel passato, la radice si può individuare solo nel futuro».
Chiusura molto efficace e condivisibile… se solo non appartenesse allo schermo sociale riflesso. Il che la riduce ad una pia illusione. Dispiace che ancora, nel pensiero sociale contemporaneo, non ci si focalizzi sul proiettore antisociale, su quel sistema che nessuno vede in concreto, ma di cui tutti si riempiono la bocca, al quale va strutturalmente impedito con una semplice legge statale che “una dimensione sociale domini in via esclusiva ed unilateralmente sulle altre due”.
È questo il guasto che va sanato: va resa equilibrata e tridimensionale la struttura del sistema attuale, se davvero si vuole individuare nel futuro – com’è corretto fare - la radice della sana e sociale identità europea. Ma anche la radice sana di ogni attuale problematica culturale, politica ed economica.
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