L'Europa Tradita
Da Progetto di Pace a Strumento di Guerra e Distruzione Economica
24/03/2025
di Lorenzo Silvestri

Al termine della Seconda Guerra Mondiale, Konrad Adenauer e Robert Schuman misero al centro del progetto europeo la pace. La loro Europa doveva fondarsi sulla riconciliazione tra le nazioni, in particolare quella franco-tedesca, e sul superamento delle divisioni economiche che avevano alimentato conflitti devastanti. Sia Adenauer che Schuman vedevano nell'integrazione economica e nella cooperazione concreta tra Stati la garanzia di un continente pacificato e prospero.
Oggi, tuttavia, l'Europa appare profondamente distante dai valori originari dei suoi padri fondatori. Invece di perseguire con determinazione la pace, ha imboccato con ostinazione la via del conflitto, rifiutando fin dall'inizio ogni tentativo negoziale proposto dalla Russia e dal presidente Putin, ignorando trattati di pace iniziali che avrebbero potuto prevenire lo scontro. Al contrario, ha scelto di alimentare la guerra attraverso il costante invio di armi all'Ucraina, imponendo sanzioni che si sono rivelate un boomerang economico devastante per gli stessi Paesi europei, mentre hanno lasciato intatta la capacità della Russia di rafforzarsi sui mercati globali.
Questa Europa, ormai dominata da logiche belliche e globaliste, è diventata l'opposto della visione iniziale di Adenauer e Schuman. Invece di favorire la prosperità economica e la stabilità sociale, ha distrutto l'economia degli Stati membri con politiche miopi e anti-economiche. Il Green Deal, presentato come una rivoluzione sostenibile, ha finito per strozzare interi settori produttivi, dalle industrie manifatturiere alle aziende agricole, imponendo regole irrealistiche che penalizzano gli imprenditori europei a vantaggio delle multinazionali e della concorrenza asiatica. I rincari energetici, diretta conseguenza di scelte politiche irresponsabili, hanno messo in ginocchio famiglie e imprese, aumentando povertà e disoccupazione.
L'attuale Unione Europea ha abolito i confini nazionali, favorendo un'immigrazione incontrollata e criminalizzata, impoverendo la qualità del lavoro e trascurando la tutela dei cittadini europei. Intere città sono state trasformate in zone di degrado, dove la sicurezza dei cittadini è costantemente minacciata da un sistema che premia il disordine e l’illegalità, invece di garantire protezione ai suoi cittadini. Nel frattempo, la burocrazia europea continua a imporre regolamenti asfissianti che rendono impossibile la crescita delle piccole e medie imprese, spina dorsale dell'economia continentale, mentre le grandi multinazionali prosperano grazie a esenzioni fiscali e agevolazioni mirate.
Anche sul piano della libertà dei popoli, l'Unione Europea si è dimostrata un'entità sempre più autoritaria e repressiva. Paesi come Ungheria e Polonia, colpevoli solo di difendere la propria sovranità e il diritto di decidere autonomamente sulle proprie politiche interne, sono stati sistematicamente ricattati con minacce economiche e blocchi di fondi. Chiunque esprima dissenso rispetto alla linea imposta da Bruxelles viene immediatamente etichettato come nemico della democrazia, in una parodia grottesca di quello che un tempo era un continente di libertà.
È dunque dovere morale e politico degli Stati membri non soggetti al controllo delle lobby europee e americane smantellare questa Europa antidemocratica, totalitaria e globalista. Serve ricostruire un progetto europeo autentico, basato sulla sovranità degli Stati nazionali, sulla difesa dei confini, sul rispetto del lavoro e sulla tutela delle radici storiche dell'Occidente. Solo con un'Europa fatta di nazioni sovrane, libere di autodeterminarsi, sarà possibile restituire ai cittadini la sicurezza, la prosperità e la dignità che meritano.
Chiunque sostenga l'attuale modello di Europa dovrebbe vergognarsi profondamente ed essere esiliato dall'Italia, nazione che deve tornare protagonista nella ricostruzione di un'Europa fedele ai suoi valori originari, capace di difendere la propria economia, i propri lavoratori e la propria identità senza sottomettersi a interessi stranieri e sovranazionali.
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