La Scienza del sociale ha finalmente alzato bandiera bianca
Diverso è il pensiero che serve, diverso l'atteggiamento d'animo
20/11/2016
di Andrea di Furia
«Aspettiamoci di tutto!». Così commentano sui media gli osservatori del sociale moderno dopo aver battuto la testa sull’esito dell’elezione di Donald Trump e del referendum in Gran Bretagna noto come Brexit. Come sulla crisi del 2008, che ancora perdura.
«Aspettiamoci di tutto!», se si fosse onesti prima di tutto con se stessi, è la traduzione scientifically correct per: «Non riusciamo più a seguire ciò che accade attorno a noi nel sistema sociale di oggi».
Questa cecità è invece dovuta ad un fenomeno estremamente chiaro: l'incapacità a cogliere le esigenze strutturali del sistema sociale di inizio terzo millennio, che tuttavia passano inosservate per insufficienza di forza pensante nell’uomo ora che in esso vive e contribuisce a formare. È come se per passare dal pensare quotidiano al pensare sociale occorresse salire ad un livello superiore.
Come se il normale pensiero umano che partendo da sé si espande nel mondo (il pensiero centrifugo quotidiano) non fosse sufficiente per dominare il sociale moderno e la sua velocità innaturale, e fosse invece richiesto un diverso pensiero (il pensiero sociale) che partendo dalla periferia del mondo si dirigesse verso il suo centro: cogliendo, prima di arrivare all’uomo, il suo sistema sociale.
È il primo tipo di pensiero (centrifugo: dall'uomo al sociale, al mondo) che sta alzando la bandiera bianca dell’«Aspettiamoci di tutto!», perché per insufficienza di forza si è fermato all’uomo. Mentre è il secondo tipo di pensiero (centripeto: dal mondo al sociale, all'uomo) che ha la forza di cogliere il sociale moderno e dominarne la velocità.
Al primo tipo di pensiero corrisponde uno stato d’animo caratteristico, quello asettico e freddo dello scienziato della natura: “epimetèico”, ovvero capace di cogliere il fatto solo dopo averlo osservato. È il pensiero per il quale ciò che non si vede non esiste e che non vede la strutturazione del sociale (a 1D, a 2D, a 3D). È il pensiero così ben descritto dal proverbio per il quale “si chiude la stalla dopo che sono scappati i buoi”: come è successo con i derivati tossici, come sta succedendo con la globalizzazione solo economica, come sta succedendo con la rinascente Idra del populismo nazionalista.
Al secondo tipo di pensiero corrisponde un altro stato d’animo caratteristico, quello accogliente e caldo di chi esercita un’Arte: “prometèico”, ovvero capace di cogliere il fatto prima di averlo osservato. Se riflettiamo è proprio l’Arte del sociale che ci difetta, la capacità di “prefigurare” il sociale, mentre l’attuale Scienza del sociale non è in grado di leggerlo se non dopo che la frittata è stata fatta.
Quest’altro è il pensiero per il quale si vede prima ciò che ancora non esiste, come nel seme la pianta fiorita, o come la pittura medievale che anticipa le leggi della prospettiva. Questo è il pensiero che vede la strutturazione del sociale (a 1D, a 2D, a 3D). È il pensiero che “chiude la stalla solo dopo che i buoi sono entrati”: che sa prevedere i danni dei derivati tossici prima della loro realizzazione, che coglie l’unilateralità nociva della globalizzazione solo economica, che non si sorprende della rinascente Idra del populismo nazionalista.
Mentre il primo tipo di pensiero, quello quotidiano, è solo capace di produrre per tentativi astratti e per prototipi cui fare il rodaggio per verificarne gli eventuali pregi e difetti, il secondo tipo di pensiero, quello sociale, produce secondo concretezza e per archetipi, che si devono solo adattare allo spirito del tempo e dello spazio in cui si realizzano.
Nel sociale per il pensiero quotidiano davvero si è provato di tutto nell’ultimo secolo, ma non si è ottenuto che un temporaneo benessere nei Paesi in cui l’economia da agricola si trasformava in economia imprenditoriale: ma tornado a diffondere precarietà e disagio non appena si trasformava in economia finanziaria.
Per questo «Aspettiamoci di tutto!» è la bandiera bianca alzata da chi, ed è la quasi totalità delle persone oggi viventi, non sa più cosa pensare.
Diversamente l’altro pensiero, quello che non alla Scienza ma all’Arte del sociale si rivolge - come fu il caso isolato di Adriano Olivetti, ad esempio - coglie sùbito che alla base di tutto il Sistema malato attuale c’è la piaga dell'insana strutturazione del sociale.
Un sistema sociale produce determinati effetti collaterali a seconda che sia strutturato:
- a 1D = una Dimensione sociale prevalente sulla altre due: oggi nel mondo l’Economia su Politica e Cultura;
- a 2D = due Dimensioni sociali in conflitto tra loro che si litigano il dominio della terza: oggi in Italia le due facce del referendum (Sì-economia, No-politica);
- a 3D = tre Dimensioni sociali in armonico equilibrio: la Società tridimensionale dei tempi nuovi, che sola tra le tre strutturazioni sociali può dare quella serenità, quella sicurezza e quel benessere a Persone, Comunità e Territori... che le altre due sanno solo togliere.
Anche il populismo riemergente ovunque nel mondo è comprensibile da un pensiero sociale che parta dalla strutturazione del sistema. Se questo è a 1D, al suo interno le tre dimensioni lottano per emergere e puntano sulle proprie caratteristiche, che portano all’estremo dell’unilateralità. Nella dimensione politica questa unilateralità, in alcuni Stati prima e in altri dopo, perviene inevitabilmente al nazionalismo-populismo che non guarda più al mondo, ma si concentra egoisticamente su se stesso.
È evidente che tale stato d’animo populista può essere corretto solo dall’esterno della dimensione politica, da una delle altre due dimensioni sociali, ma questo non può avvenire in un sistema sociale strutturato a 1D, indipendentemente dalla dimensione che sia dominante.
Questo viceversa può avvenire solo in un sistema sociale strutturato a 3D.
E questo è il compito che l’Umanità moderna deve assolvere nel sociale oggi, ora, immediatamente: rendere autonome la Politica dall’Economia e dalla Cultura. E viceversa!
Occorre delimitare funzionalmente e qualitativamente lo Stato come contenitore esclusivo e autonomo dei diritti e doveri nella Comunità; il Mercato come contenitore esclusivo e autonomo della circolazione di beni e servizi nei Territori; la Scuola come contenitore esclusivo e autonomo dello sviluppo dei talenti e qualità delle Persone.
Oggi, a dispetto di tutto il pensare scientifico profuso e della tecnologia impiegata, non serve altro.
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