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La Ue ha portato l’Europa alla rovina

L’impresa italiana sollecitata dalla globalizzazione ha portato avanti una politica focalizzata sui bassi salari e prodotti privi di qualità che hanno distrutto il mercato interno


21/10/2024

di Roberto Pinzi


Alla luce del disastro green prodotto da Bruxelles, non avere il coraggio di ricredersi sulle auto elettriche che stanno procurando disoccupazione e forti problemi al comparto componentistico è assurdo.
Purtroppo, dietro a questa errata decisione, c’è qualcosa di antieconomico che va immediatamente fermato e chiarito.
Se a questo disastro aggiungiamo il calo delle nascite dovuto ai bassi stipendi e l’ingresso nel settore produttivo di manager che guardano solo a soddisfare gli azionisti per giustificare i loro lauti stipendi, fregandosene del futuro dell’azienda come sta facendo Carlo Tavares con Stellantis che ha avuto la splendida idea di abbandonare uno sponsor come lo Stato italiano che ha sempre sostenuto la propria industria automobilistica, credo che a  fronte di questo comportamento sia necessaria una seria riflessione.
La distruzione della famiglia voluta dalla globalizzazione, ha prodotto nei giovani dei comportamenti violenti, privi di motivazione, che stupiscono anche chi li ha commessi.
Puntare sui bassi salari voluti dalla globalizzazione, finalizzati alla conquista dell’esportazione, dimenticando il mercato interno che traina il benessere della media borghesia, unico vero argine contro la dittatura, è un errore strategico che non può essere perdonato.
Senza ricambio generazionale non si va da nessuna parte e vedere che nel 2023 le nascite sono calate di 393 mila unità e il 50% dei giovani laureti hanno abbandonato il proprio Paese, si può comprende quanto è stato grande il disastro creato dai geni della globalizzazione.
Leggere l’intervista del collega Lorenzo Torrisi “di Italia Oggi” fatta a Giulio Sapelli professore di storia economica, dove afferma che “La proprietà capitalistica pura” non può gestire un’industria che necessita di ingenti investimenti ambientalisti per non creare danni alla collettività, si comprende che occorre fermarsi, per fare un passo indietro.
Secondo Elinor Ostrom, Nobel per l’Economia nel 2009, in merito ai beni collettivi, va pensato un intervento pubblico comunitario tramite una fondazione non profit, che investa gli utili nella manutenzione e nel continuo rinnovo degli impianti.
Un costo che solo un ente pubblico può sostenere.
Da questa sua dichiarazione si evince che alcune imprese come l’Ilva devono tornare di proprietà dello Stato che può rinvestire tutti gli utili per salvaguardare l’ambiente e fornire la materia prima ai settori merceologici per la costruzione dei loro manufatti.
Il fallimento della classe dirigente Europea che non ha compreso le caratteristiche di alcune produzioni strategiche come l’acciaio, dove per difendere l’ambiente occorre rinvestire tutti gli utili, possono essere gestite solo dagli Stati che ottengono il proprio utile con l’aumento del Pil…

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