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Vicoli ciechi della strutturazione sociale monodimensionale

Conoscerne la causa aiuta a modificare il sistema


23/10/2016

di Andrea di Furia

Dal punto di vista della strutturazione sociale “concreta” pareri come quelli di Wan Saiful Wan Jan - amministratore delegato dell’Institute for Democracy and Economic Affairs di Kuala Lumpur, liberista convinto che osserva bene tutto il negativo proveniente dalla dimensione giuridico-statale rispetto a quanto di positivo viene dal libero Mercato - nell'intervista di Giuseppe Marasti su questa testata sono estremamente istruttivi per prendere coscienza circa l’estrema urgenza e necessità di strutturare tridimensionalmente (a 3D) il sistema sociale attuale.

La strutturazione tridimensionale (a 3D) del sociale, infatti, è moderna ed è vitale per ovviare all’avvitamento su di sé del sistema attuale nel presente momento storico, in cui le tre dimensioni sociali si sono nettamente emancipate l’una dall’altra.

La strutturazione monodimensionale (a 1D) invece - caratteristica malsana del sistema sociale attuale - è in realtà preistorica poiché risale ai tempi delle Teocrazie orientali, quando le dimensioni politica ed economica non si erano ancora emancipate dalla dimensione culturale-religiosa.

Allora, però, monopolio culturale religioso e struttura monodimensionale del sociale si corrispondevano positivamente quando i Sacerdoti egizi, ad esempio, oltre che amministratori della ritualità spirituale erano anche al tempo stesso amministratori della dimensione politica e di quella economica.

Come tutt’ora avviene nello Stato del Vaticano, dove i guasti del sistema sono meno evidenti rispetto ad un altro Stato europeo perché qui la dimensione culturale-religiosa è tutt’ora prevaricante su politica ed economia.

In qualsiasi strutturazione sociale a 1D, ossia dove c’è una dimensione sociale che prevale sulle altre due (che sottomette e soggioga), di fatto esistono vicoli ciechi rappresentati da problemi insolubili: sia una scelta (fare) sia l’altra (non fare) sono negative.

Perciò la maggior parte delle volte non si agisce, si rimanda, oppure si critica l’avversario. Che dal punto di vista strutturale non è un altro Partito ma, in questi tempi oscuri, è lo Stato per il Mercato e viceversa.

Teneniamo allora presente che anche uno Statalista convinto saprebbe ben criticare gli errori marchiani provenienti dalla dimensione economica o riconoscere l’impossibilità di agire di un Tecnocrate, in quanto ne deriverebbe ad esempio un inopportuno abbattimento del PIL.

E tuttavia costui - ignorando anch'esso, come il pur stimato Economista malese, l'elemento dimensionale "strutturale" sociale - da questo punto di vista sarebbe un altrettanto analfabeta sociale di ritorno.

Questo nonostante sia apprezzabile la chiarezza della risposta di Wan Saiful Wan Jan alla seguente domanda dell’intervistatore: “E allora, secondo lei, perché non si investe nella riduzione delle imposte con i risparmi che si possono ottenere da forti tagli alla spesa pubblica?”.

 


Wan Saiful Wan Jan: «Ovunque sia stato introdotto un programma governativo di spesa, i costi politici della sua cancellazione sono di solito molto alti. Questa è la ragione per cui diversi Governi, anche quando sanno che un certo programma è negativo, trovano difficile cancellarlo. Per esempio, una volta che il Governo abbia iniziato a distribuire denaro nella forma di politiche di welfare, diviene quasi impossibile per le amministrazioni successive cancellare tali politiche o anche solo ridurle. Come risultato, un programma di assistenza che poteva non essere troppo costoso nel momento in cui è iniziato, può divenire estremamente caro dopo diversi anni. Ma i Governi continuano ad averne bisogno perché se lo rimuovessero perderebbero le elezioni. Questa è la ragione per cui è difficile per Governi populisti parlare di tagli delle tasse o di riduzione della spesa pubblica. Non possono tagliare le tasse perché hanno bisogno di denaro per sostenere Governi di dimensioni crescenti, e non possono tagliare le spese perché ciò li renderebbe impopolari. Così nella battaglia per restare al potere molti politici creano un circolo vizioso di pressione fiscale crescente e spesa in aumento, invece delle manovre opposte».

Ora, ciò che lui dice non fa una piega: poiché il potere - in un sistema sociale dove una sola delle tre dimensioni ha il sopravvento sulle altre due, come la dimensione politica in Europa ma ancora per poco – deriva dall’aver conquistato o meno le cariche più importanti dello Stato: e ciò lo si ottiene ancora, dopo due secoli, attraverso l’adesione a un Partito.

E i Partiti vivono dei voti degli elettori. E per questo sono capaci di trovare i soldi, che prima non c’erano neanche se piangevi in turco, pur di rimanere attaccati al potere di fare tutto: nella cultura, nella politica e nell’economia. Ed è possibile fare socialmente tutto perché oggi i Partiti operano da dominatori nella dimensione che, nel sistema sociale strutturato a 1D, prevale sulle altre due: quella politica dello Stato.

Potremmo fare lo stesso discorso “mutatis mutandis” - se ci perdonate la goliardia - se invece di fare le pulci alle mutande dei Politici le facessimo alle mutande dei Banchieri speculatori internazionali nel caso in cui la dimensione sociale dominante è quella economica, nella sua velenosa interpretazione finanziaria globalizzata.

Ma restiamo nella dimensione politica dove ancora - salvo nei momenti topici, quando il Politico viene costretto a lasciare libero il passo al Tecnocrate inviato dai Signori del Mercato, come abbiamo visto nel 2011 in Italia - sembra dominare la Partitocrazia. Qui davvero se non trovi i soldi per attirare voti sei spacciato e se riduci il welfare sei fritto.

Diverso sarebbe se la struttura del sistema sociale fosse tripartita così come sono 3 le dimensioni sociali. In questo caso le dinamiche sociali sono molto differenti rispetto a quelle cui siamo abituati.

Ogni dimensione avrebbe la sua struttura dedicata, il suo contenitore specifico, e nessun Politico potrebbe più fare l’asso pigliatutto in economia, ad esempio, perché glielo impedirebbe il suo contenitore stesso in prima battuta (ossia lo Stato, che si occupa solo di diritti e doveri nella Comunità, non di educazione o di business), e poi glielo impedirebbero i contenitori degli altri (ossia il Mercato, che si occupa solo di circolazione di merci e servizi sul Territorio o la Scuola, che si occupa solo di sviluppare i talenti e le qualità di tutte le Persone).

Finalmente terminerebbe il retrocedere sociale di fronte ai continui vicoli ciechi imposti dalla malsana e anacronistica strutturazione "teocratica" (a 1D) del sistema sociale. E si tornerebbe ad andare avanti.

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